𝐋𝐚 𝐝𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝟏𝟗 𝐟𝐞𝐛𝐛𝐫𝐚𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟎

𝐍𝐞𝐥 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐜𝐮𝐢, 𝐝𝐨𝐯𝐞𝐧𝐝𝐨𝐬𝐢 𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐫𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐬𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐢𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐫𝐞𝐚𝐭𝐨 𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐭𝐚𝐫𝐢𝐨, 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫𝐯𝐞𝐧𝐠𝐚 𝐥’𝐚𝐜𝐜𝐞𝐫𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐝𝐞𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐡𝐢 𝐢𝐧 𝐦𝐢𝐬𝐮𝐫𝐚 𝐦𝐢𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐠𝐥𝐢 𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐝𝐨𝐯𝐮𝐭𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐚 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐫𝐭𝐚𝐭𝐨 (𝐞, 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢, 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐬𝐞𝐝𝐞 𝐩𝐞𝐧𝐚𝐥𝐞) 𝐞 𝐢𝐥 𝐫𝐞𝐨 𝐩𝐚𝐠𝐡𝐢 𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨, 𝐩𝐮𝐨̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐢𝐬𝐜𝐚𝐭𝐚 𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐦𝐦𝐚 𝐨𝐠𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐨𝐫𝐢𝐠𝐢𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐚𝐜𝐜𝐞𝐫𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐨 𝐬𝐢 𝐝𝐞𝐯𝐞 𝐭𝐞𝐧𝐞𝐫 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐬𝐞𝐝𝐞 𝐚𝐦𝐦𝐢𝐧𝐢𝐬𝐭𝐫𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚?

Risposta:

Va precisato che, in tema di reati tributari (d.lgs. 74/2000), il profitto confiscabile è costituito dal risparmio di spesa derivante dal mancato pagamento del tributo, interessi e sanzioni; in merito, si ritiene che il giudice penale non sia vincolato dall’accertamento con adesione o, comunque, da quanto concordato, nelle diverse forme di legge, tra l’amministrazione finanziaria e il contribuente infedele. Per potersi discostare dal dato quantitativo convenzionalmente accertato e tener invece conto dell’iniziale pretesa tributaria dell’erario, occorre, tuttavia, che risultino concreti elementi di fatto che rendano maggiormente attendibile l’iniziale quantificazione dell’imposta dovuta (Corte di Cassazione, sez. III penale, n.29091 del 4 aprile 2019).

La risposta alla domanda è quindi affermativa qualora venga effettuata un’adeguata valutazione degli elementi di fatto che rendano maggiormente attendibile l’originario accertamento.

In ogni caso, qualora il giudice effettui una legittima valutazione in tal senso, la confisca non potrà operare per gli importi versati all’esito dell’accertamento con adesione (o comunque concordato).

Difatti, l’art. 12-bis del d.lgs. 74/2000a mente del quale la confisca, diretta o per equivalente, “non opera per la parte che il contribuente si impegna a versare all’erario anche in presenza di sequestro“, si riferisce proprio alle assunzioni d’impegno nei termini riconosciuti e ammessi dalla legislazione tributaria di settore (accertamento con adesione, conciliazione giudiziale, transazione fiscale, attivazione di procedure di rateizzazione automatica o a domanda).

L’importo confiscato, in ogni caso, non potrà comportare una duplicazione del pagamento nel senso che potrà essere, alle descritte condizioni, confiscata solo la differenza tra il maggior profitto accertato in sede penale (alla luce dell’originario accertamento) e quanto pagato in adempimento dell’accertamento con adesione o comunque concordato (Corte di Cassazione, sez. III penale, n. 6249 del 18 febbraio 2020).